Già cinquant’anni, e non li dimostrano, mondo puffo!
Chi non li ha amati? Purtroppo oggi non sono più in auge, ma il loro mondo è meraviglioso: immerso nella natura, probabilmente verso il confine franco-belga dove vive uno strano popolo di piccoli uomini blu: i puffi. Non sono gnomi, né elfi, né nani. Già, sono Puffi molto puffosi.
Ma perché hanno conquistato bambini ed adulti? Credo che il segreto sia nella semplicità delle storie, che riproducevano un mondo bambino, con le curiosità dell’infanzia, trasposto però nel modo adulto. Ecco le invidie, la lotta per essere il migliore, le cattiverie, e Puffetta, la femmina che, leggermente stronza come sono certe, mette lo scompiglio nella comunità.
Ma tutto viene tenuto sotto controllo dal Grande Puffo, che non esercita una autorità fatta con la forza, ma con la convinzione, con il fatto di essere sempre all’altezza di dare risposte giuste a chi chiede aiuto, quello che si chiama carisma. Un esempio a cui dovrebbero ispirasi in molti, oggi più di ieri.
E alla fine di ogni storia tutti sono felici e contenti, fanno una grande cerchio e riappacificati cantano, prima di andare a nanna contenti e felici, come ognuno di noi vorrebbe nella sua vita.
Forse è questa “felicità” che rende i Puffi una cosa mitica.
Ma la loro storia non è di solo successo. Sono stati inventati da Pierre Culliford detto Peyo (un fumettista belga) e da Yvan Delporte, giornalista belga. Appaiono per la prima volta il 23 ottobre 1957 in una serie chiamata John & Solfami, che oggi credo sia quasi dimenticata.
Il loro trionfo è forse legato ad un caso. Negli anni ’70 vennero prodotti gadget e sotto questa forma i Puffi sbarcarono negli Stati Uniti. Ecco che la figlia di Fred Silverman, un produttore della NBC, riceve uno di questi gadget in regalo e questo fa venire al padre la scintilla dell’idea: una serie basata su questi personaggi per i bambini alla domenica mattina. La capacità di Hanna & Barbera ha fatto il resto.
Le accuse che sono state rivolte ai Puffi, sicuramente stimolate anche da interessi della concorrenza, dimostrano però quanto le loro storie siano uno specchio mitizzato della nostra vita, quindi sono vere favole moderne.
La più facile di queste è quella che il villaggio dei Puffi rispecchi l’ordinamento di una comunità comunista, questo perché nel loro mondo non esiste denaro e non esiste la proprietà. È strana questa accusa, perché questo non è tanto un mito comunista, quanto un mito diffuso da secoli nelle comunità primordiali e nelle comunità monacali. Alla fine è una semplificazione della vita che è vicina a quella dell’infanzia in cui il denaro e la proprietà sono inesistenti.
In questa ottica il Grande Puffo è stato identificato con Stalin, ma la cosa che può stupire è che Quattrocchi sia in questa interpretazione Trotsky e Gargamella, il loro nemico, sarebbe ovviamente il Capitalismo. Devo dire che in effetti Gargamella è cattivo e antipatico quanto il Capitalismo, ma è stupido, cosa che i capitalisti non sono.
Una seconda accusa è di essere metafora della massoneria. Questa accusa è recente, è stata mossa nel 1999 da Antonio Soro in un suo opuscolo intitolato I Puffi, la "vera" conoscenza e la massoneria. Secondo la sua analisi i 99 puffi sarebbero i 99 saggi cristiani bianco-vestiti della “Nuova Atlantide“ di Bacone, testo che ispira la massoneria inghlese, il Grande puffo sarebbe il sacerdote boemo Jan Hus, simbolo della lotta al potere Papale e per questo scomunicato e condannato al rogo. La loro organizzazione “specializzata” sarebbe quella degli “operai” massonici che combattono per debellare la superstizione e diffondere la scienza. Ovviamente Gargamella vestito di nero sarebbe un ecclesiastico che va a caccia di loro per realizzare la pietra filosofale.
Meno importante, ma da segnalare, è l’accusa, che venne lanciata all’inizio della loro diffusione a Puerto Rico nel 1983, di satanismo, con testimonianze di chi aveva visto sbucare i Puffi da sotto le piante.
È possibile che chi gli inventori dei Puffi abbiano riportato, magari anche in modo inconscio, delle cose note a tutti quelli che hanno un minimo di livello culturale, ma che i Puffi siano un veicolo propagandistico sembra veramente strano, anche purché la loro storia è abbastanza casuale.
Credo invece che i “Puffi son così”: sono belli senza creare attorno a loro sovrastrutture, sono una favola moderna e quindi rispecchiano problemi e tensioni ideali e, come in tutte le favole, fanno uso della magia.
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