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 Anno V n° 11 NOVEMBRE 2009    -   TERZA PAGINA



Sepolcri

Di Cricio



È un ricordo lontano, che mi torna oggi alla memoria richiamato da problemi attuali.
”Sepolcri” di Ugo Foscolo, terza media, fu il mio primo approccio ad una analisi attenta del testo di una poesia. Non a scuola, dove avevo una brava insegnante, ma che certo non avrebbe pensato di poter sviluppare una analisi critica approfondita a ragazzi così giovani, ma a casa.
Era nostra ospite la cugina di mia madre Bianca Margherita Cangini, scrittrice e persona di grande cultura; dovevo studiare appunto la poesia del Foscolo per il giorno dopo e lei mi guardò male: “Ma come studi - mi disse - vieni qui che ti spiego un po come si deve leggere questa poesia.”
E con pazienza iniziò. Io ero scettico, perché volevo finire alla svelta e andare a giocare in cortile e avevo paura di perdere tempo.

All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?..


Decisamente la sua lettura era diversa dalla mia; la cosa non si fermò alla lettura pura e semplice, ma mi spiegò i perché, dal significato delle parole e i motivi che avevano indotto Foscolo all'uso di esse, al problema che Foscolo affrontava. Ne restai estasiato. Però non è di questo che volevo parlarvi, ma del perché questo mi è ritornato alla memoria, cioè del motivo per cui Foscolo aveva scritto quel carme che Bianca Margherita mi aveva così ben spiegato.

Fino alla fine del XVIII° i morti venivano sepolti nelle chiese: in urne monumentali per le persone importanti e i ricchi, in vani sotto il pavimento, nelle cripte o nel cimitero posto a fianco della chiesa, per quelle  meno importanti.
Questa consuetudine ha origini lontane e si giustifica in vario modo. Alla fine del 1700 l'illuminismo solleva i problemi della sanità: le sepolture all'interno di zone abitate non sono salubri e Napoleone vieta la sepoltura nelle Chiese. Questa imposizione del potere laico, ovviamente, suscita opposizione da parte del clero e di chi crede nelle tradizioni; si sviluppano grandi discussioni. Ecco il motivo della nascita “Dei Sepolcri”, il carme di Ugo Foscolo.

La sua posizione di non credente lo porta a ritenere illusione la possibilità di vita dopo la morte, e l'inutilità della sepoltura che contiene un corpo che “riposa” in attesa del risveglio, ma nello stesso tempo vede nei sepolcri la continuità del ricordo di chi non è più con noi e, attraverso la sua tomba, ci può ancora parlare e ci spronare.
Il Foscolo ci ricorda che le tombe degli eroi, di coloro che hanno espresso gli ideali più nobili, diventano patrimonio inalienabile d'una nazione e di tutta l'umanità e accendono gli animi generosi a “egregie cose”. Ecco che le tombe dei grandi di S. Croce ricordano al popolo italico, ridotto a servo, l'antica grandezza e, nella visone romantica del poeta, lo esortano a riscattare la patria dall'oppressione.

Oggi sembra riproporsi una diatriba simile a quella di due secoli fa: che fare delle ceneri del caro estinto passato oggi attraverso le fiamme dell'inceneritore?
La legge di molte regioni prevede che possano essere conservate, oltre che nel cimitero, anche in casa di parenti o essere disperse nei fiumi, laghi, sulle montagne o in altro spazio, ma questo solleva l'opposizione della CEI.

La Chiesa ha già accettato anni fa la cremazione (prima vi erano fiere opposizioni), ma nello stesso tempo proibisce la dispersione delle ceneri o la conservazione dell’urna in casa perché “il regno dei morti e quello dei vivi devono restare distinti” e poi afferma che il disperdere le ceneri rende “più difficile il ricordo dei morti, estinguendolo anzitempo”. E per le generazioni successive la vita di coloro che le hanno precedute scompare.

Ecco che le “urne” servono a mantenere il ricordo, ma, tralasciando che non capisco cosa centri questo con la fede cattolica, mi chiedo quale potere taumaturgico viene affidato a un piccolo contenitore, più o meno prezioso, ma sicuramente freddo e senza più anima.
Al tempo di Foscolo la “memoria” non poteva che essere affidata a un monumento, a del marmo scolpito, al bronzo fuso in una statua, oltre che agli scritti, ma oggi abbiamo cose ben più vive: foto, film, registrazioni... perché allora pretendere che il residuo di una combustione diventi oggetto di culto?
Il segno che lascia una persona morta non è quello che possiamo trovare visitando la sua sepoltura, ma quello che teniamo nel nostro cuore, nella nostra mente. L'amore che ci ha dato lascia un segno. Il suo esempio, le cose che ci ha insegnato, lasciano segni indelebili ben più importanti di una lapide ben fatta.

La tomba sembra avere altri scopi: far vedere la potenza della famiglia, la capacità di dare una onorata sepoltura, più che altro solo apparenza. Specialmente poco carina è l'abitudine si ficcare il morto in una cassa di zinco per “conservalo”, ciò provoca poi guai notevoli: dal riempimento rapido degli spazi nei cimiteriali, al problema ingrato, che deve affrontare il titolare del loculo, quando scadono le concessioni. Infatti, dopo 40-50 anni , se non si rinnova la concessione del loculo, è facile che il cadavere non si sia consumato completamente. Allora che ne facciamo? Si deve procedere alla traslazione della salma a una nuova sepoltura. Lo si deve mettere nella terra consacrata, affinché il tempo faccia quello che gli è stato impedito prima: la dissoluzione della carne.

Problemi penosi dovuti solo ad una moda: conservare il cadavere. Moda che non apprezzo, che ha qualche senso, ma non vedo perché obbligare a conservare le spoglie ridotte in cenere. Il ricordo, l'amore per il defunto non si possono imporre: o ci sono o non ci sono. Posso capire che qualcuno senta conforto potendosi recare a trovare il marito, il padre o il fratello al cimitero e proseguire quasi la vita quotidiana interrotta dalla morte, ma questo non lo si può imporre e non credo possa essere oggetto di fede. Lo lascio a chi sente il bisogno, di mantenere in vita i morti con il culto del cadavere, ma lasciate a me la scelta di far sparire le mie goffe spoglie mortali. Quando la mia mente non sarà più viva nella carne, bruciatemi e fate quel che volete delle mie ceneri, ma non fingete di adorare le mie spoglie, ricordatemi solo per quello che ho fatto in bene e perdonatemi per quello che ho fatto in male.

Per approfondiere la tematica del Carme di Foscolo: "Dei Sepolcri"  e  Giuseppe Bonghi Introduzione ai Sepolcri di Ugo Foscolo



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