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 Anno VI n° 12 DICEMBRE 2010    -   PRIMA PAGINA


Ora il Re è più nudo di prima
Wikileaks: il segno del cambiamento
Grande agitazione in Italia e nel mondo per le “rivelazioni” dell’organizzazione che fa capo ad Assange, ma fino ad ora nessuna rivelazione sconvolgente. È la dimostrazione che il mondo è cambiato in questi ultimi anni
Di Giovanni Gelmini


L'attenzione per Wikileaks è andata in crescendo negli ultimi giorni. Da parecchio se ne parla, specialmente in internet, ma nella nostra stampa e in Tv non vi era stata una grande attenzione, anche se la sua apparizione data “dicembre 2006”.

La pubblicazione di documenti “segreti” ha già creato fastidi a questa organizzazione; infatti, nel 2008, a seguito della pubblicazione di documenti che accusavano la banca svizzera “Julius Bär” di supportare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco.

Solo da poco tempo però Wikileaks è al centro continuo dell'attenzione dei mass-media ed è interessante notare come il nostro Ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha sollevato forti lamentele su queste pubblicazioni, da lui definite criminali ben prima che queste fossero rese note; anche Berlusconi aveva lanciato anatemi in anticipo.

Quello che fino ad ora è emerso dai documenti pubblicati non è tale certamente da giustificare le difese ad oltranza fatte dai nostri politici o la “caccia all'uomo” scatenata conto Assange.
Certo sono messe alla luce del sole le modalità operative delle diplomazie: doppi giochi, controllo stretto di personaggi, come il Segretario Generale dell'Onu, falsità, ma alla fine tutte cose risapute fin dalla lontana era in cui scriveva Machiavelli.

Una delle spiegazioni di questo agitarsi è che può essere che questo sia solo un “assaggio bonario” e che gli Stati Uniti e i paesi a loro legati abbiano paura di quello che è ancora nascosto e non pubblicato; spiegazione più che plausibile. C'è però una considerazione che in ogni caso appare come importante: Wikileaks ha segnato un profondo cambiamento della possibilità di controllo e la diffusione delle notizie e i potenti tremano per questo. Quello che rivela Wikileaks sui segreti della politica è certamente molto meno grave di quanto gli storici scoprono nei documenti ufficilai quando gli archivi di Stato tolgono la segretezza e li rendono disponibili, in genere dopo mezzo secolo.

Quanto reso pubblico da Wikileaks contiene cose più o meno risapute, come l'accusa alle banche svizzere di fare “finanza sporca”, (N.d.R. lo sanno bene i tanti italiani che tengono il gruzzoletto in Svizzera); più che altro sono conferme altolocate d’opinioni diffuse, che certamente danno fastidio a chi con cura cerca di evitare che gli elettori si formino opinioni negative sulla sua capacità di statista, o a chi cerca di volgere a proprio favore l'intricata matassa dei rapporti internazionali tra Stati; il fatto è che questi “pettegolezzi di poco conto” sono diffusi in tempo reale, cioè mentre i fatti sono ancora caldi e le persone coinvolte sono ancora in lizza nella politica o addirittura sono ancora al Governo del proprio paese. Tutto questo inevitabilmente destabilizza la loro credibilità all'interno e verso gli Stati con cui trattano e li mette in difficoltà.

Forse però i potenti si sono resi conto di non essere più in grado di controllare la diffusione di queste notizie. Internet è composto da decine di milioni di “cellule individuali” sparse in tutto il mondo. Una notizia può essere messa in rete da qualunque punto del globo, dal Polo Nord all'equatore, da New York ad uno sperduto villaggio asiatico o una nave in mezzo all'oceano. Non solo, quando una notizia viene immessa, può essere replicata e diffusa da ognuna di quelle infinite “cellule”, così la notizia si diffonde a tempo di record e ovunque, come una pandemia e non è più cancellabile.

Questo è uno dei principali effetti della globalizzazione che va a contrastare l'establishment attuale, fortemente oligopolista, e rende inutili tutti i mezzi fino ad ora utilizzati per controllare alla fonte la comunicazione. Non parlo di censura, che spesso c'è, magari in forma non troppo evidente, ma di evitare la diffusione di certe notizie semplicemente non rendendole accessibili.

Da ormai più di dieci anni internet sta modificando il modo di comunicare. lettere telegrammi, telefonate intercontinentali e raccomandate, sono oggi sostituite da servizi internet.Anche la Stampa e la TV sono vicine alla definitiva sostituzione con la “stampa” nella rete globale immediata e molteplice, che permette il confronto.

La rete rende molto più difficile tutelare la riservatezza e questo è certamente un problema, ma c'è anche il pericolo della diffusione delle notizie false. Quest'ultimo sembra essere più grave, perché se una notizia falsa gira per il mondo si suppone che possa scatenare reazioni non giuste e qualcuno ne può approfittare e immettere notizie create ad hoc per ottenere certi risultati.

È in effetti un problema reale e già vediamo come spessissimo via Internet vengano diffuse favole metropolitane e truffe. Però gli stessi meccanismi di diffusione delle notizie permettono in breve tempo di smascherare le favole metropolitane, per le truffe, la cosa è un poco più difficile.
Internet è comunque una realtà incensurabile, anche se penso che qualche regola in più sul controllo dell'identità di chi opera non sarebbe male. Si può comunque fare un’osservazione a chi ritiene che il rischio di false notizie è gravissimo: da sempre le chiacchiere nei bar e le notizie passate via “radio scarpa” sono esistite. Quasi sempre quelle notizie sono distorte, se non false, ma sempre c'è stata gente che ci ha creduto e altra, invece, che le ha prese con circospezione.
Il mondo non è crollato per questo, né crollerà per Wikileaks. Una sola cosa ci dobbiamo attendere, invece: una maggior professionalità dei politici e una quantità di sporco minore nella politica.



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