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 Anno VII n° 1 GENNAIO 2011    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Considerazioni di fine anno
La violenza: un segno dei tempi
Troppa violenza nel privato, ma quella che preoccupa di più è quella nella politica e nelle strade
Di Il Nibbio


Ogni giorno sembra che la violenza aumenti. Manifestazioni di piazza, che si tramutano in guerriglia urbana, come è avvenuto a Roma in occasione della manifestazione degli Universitari contro la “riforma Gelmini” o attentati con i plichi postali, sempre a Roma alle ambasciate, a persone, come quello a Berlusconi a fine 2009 e a quello al Bel Pietro, attentato alla sede della Lega a Gemonio, e tanti altri fatti che ora mi sfuggono, ma è evidente che la violenza sembra aver pervaso la nostra vita.

Mi chiedo da dove inizia la ripresa della violenza. Io credo che inizia proprio dalla politica: non vi siete accorti di quanta violenza sono pieni i talk-show che ci trasmettono in TV? Troppo spesso queste trasmissioni, invece di presentare pacati confronti, in cui ogni parte esprime le sue posizioni e suoi dissensi e così gli spettatori possono farsi delle idee, si trasformano in vere carneficine verbali, dove l'urlo del prevaricatore colpisce come una mannaia l'avversario, impedendogli di parlare, e crea un botto di adrenalina nello spettatore che, come in un incontro di pugilato, è “tifoso” di una parte e gode profondamente nel vedere la violenza che il suo preferito infligge all'avversario.

Violenza inutile?

Difficile ritenerla inutile, perché raramente questa violenza è casuale; la storia ci dimostra che la violenza è voluta, cercata, studiata e realizzata per ottenere scopi ben precisi. Un esempio di violenza diventata sistema è certamente quello della strategia della tensione degli anni '70; il fatto che le indagini giudiziarie si debbano arenare difronte al “segreto di Stato”, indica che ci sono state interferenze di chi gestisce il potere.

Oggi sembra di essere tornati a quei tempi.

Ma a “quei tempi” è stato dimostrato che le violenze erano indirizzate da un preciso motivo: spingere la gente verso il potere forte che garantisse stabilità. Anche oggi l'impressione che esce da questi fatti, che spesso sembrano fasulli come certi attentati a cui la stessa giustizia non crede, è che chi ne trae vantaggio è il potere traballante di Berlusconi.

Per aggredire le forze di polizia ci vuole gente pratica di guerriglia urbana, non ragazzi improvvisati. Possono essere specialisti di destra o di sinistra, ma sempre specialisti. Il dubbio che ci fossero infiltrati che hanno scatenato le risse credo sia più che legittimo. Non è assolutamente dimostrato che fossero “celerini” gli infiltrati, ma potrebbero ben essere di altri corpi, magari più o meno segreti e più o meno ufficiali, visto che organismi come Gladio li abbiamo scoperti per caso e nulla sappiamo sulla loro attività; i “servizi deviati” non sono un'invenzione, ci sono sempre stati e si può dubitare che oggi non siano ancora scomparsi.

La violenza richiama la violenza.

La Lega Nord troppo spesso fa discorsi che sembrano addebitare tutti i mali a chi è venuto da lontano per lavorare; genera così l'idea nella gente che solo loro siano i delinquenti, solo loro facciano violenza alle donne, solo loro rubino, anche se le statistiche della criminalità dicono il contrario: la stragrande maggioranza degli stupri è fatta da italiani, cosi pure per i furti. Poi non dimentichiamo che i più grandi ladri girano in auto di lusso, con vestiti di lusso e sono considerati persone da rispettare; non sono io a dirlo, ma la storia.
Anche questo modo di gestire il “consenso politico” è una causa del malessere in cui viviamo. Alla violenza si deve rispondere con la non violenza.
Bene hanno fatto gli studenti delle Università, dopo gli scontri, a organizzare una manifestazione completamente non violenta, cosa in effetti non proprio facile, ma ci hanno dimostrato che è possibile.

Ma prima di loro gli operai della Vilnyl di Porto Torres, hanno inventato un modo di protesta senza violenza, anzi col sorriso, che certamente non scarica la tensione per il lavoro in forse, ma che è martellante, non distruttivo e che ha portato tutto il mondo a conoscere la loro situazione. Se si fossero limitati, come proponeva il sindacato, a manifestare per le strade battendo su dei bidoni, forse si sarebbero sentiti più realizzati, ma non sarebbe spuntato, dopo un anno, un gruppo russo-svizzero che si propone di riprendere l'attività della Vinyls e gli impianti sarebbero stati smantellati, come forse qualcuno voleva.

Anche quanto è successo ai pastori della Sardegna a Civitavecchia il 28 dicembre, lascia molti dubbi: c'era bisogno di bloccare una protesta tranquilla?
Certo non era preavvisata, ma c'è sempre bisogno di impedire l'espressione di chi si sente defraudato dai potenti e non ascoltato dal Governo?
Non era più utile organizzare velocemente un incontro e così smorzare i rischi e avviare un dialogo? O forse si sperava in una rissa anche in questo caso?

Domande brutte, ma riprendo un detto di Anderotti: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”



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