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 Anno VII n° 11 NOVEMBRE 2011    -   FATTI & OPINIONI


Considerazioni sulla fine di un periodo
Festa grande nella piazza del Quirinale
Esplosione di gioia della folla per la librazione da un incubo
Di Giovanni Gelmini


Quando la festa scoppia spontanea vuol dire che l'oppressione è stata troppa. Le scene dei ieri sera alla TV della gente assiepata nella Piazza del Quirinale a Roma nell’attesa delle dimissioni di Berlusconi mi hanno ricordato un'altra occasione simile: la caduta del muro di Berlino.

Anche in quel caso da anni la gente comune soffriva per un governo imposto; quel regime non lo desiderava e chi governava non aveva il consenso della popolazione. Difficile restare al potere senza il consenso. Fin ad oggi abbiamo visto due modi per ottenere il consenso: la fiducia o la paura.

Se all'inizio Berlusconi ha strappato il consenso con la promessa di dare il benessere attraverso riforme liberali, sventolando come alternativa la paura di un potere gestito dai comunisti, poi il consenso l'ha ottenuto in altro modo, un modo moderno possiamo dire, attraverso un’immagine di se proiettata nell'immaginifico delle persone con il mezzo televisivo: buon padre, imprenditore capace, gran lavoratore, spiritoso, ecc.. è questo certamente un modo non nuovo, tutti i dittatori l'hanno usato, ma, forse, è Berlusconi che l'ha ottimizzato avendo a disposizione dei potenti mezzi di comunicazione di massa di cui è certamente un grande esperto. La gente era disposta a perdonare i suoi eccessi, una frase comune è “ lui se lo può permettere”.

Fin dall'inizio la sua azione è stata quella di fare leggi a suo uso e consumo, ma queste all'inizio erano ben mascherate da azioni concrete “per il bene comune”.

Procedendo negli anni però le cose sono cambiate. La magistratura, che aveva già iniziato la sua attività contro Berlusconi ben prima della sua “discesa in campo”, indagando sui fatti, ha sempre più trovato cose sospette da portare in un processo e oggi i suoi processi sono certamente troppi e contrastano pesantemente con l'immagine di uomo saggio, anche se brillante. I fatti che emergono sono decisamente preoccupanti e sono contornati da un ambiente di affaristi e spregiudicati e donnine che approfittano della “sua bontà”.

Inutilmente Berlusconi ha cercato di difendersi dal deterioramento della sua immagine patinata. Le leggi per imbavagliare la magistratura e la stampa sono sempre state cancellate o non sono nemmeno arrivate al voto, come le ultime leggi: processo breve, processo lungo e bavaglio sulle intercettazioni.

L'azione di Governo di quest'ultima legislatura è stata ingessata dalla ricerca di soluzioni per evitare la rovina dell'immagine di Berlusconi. Tremonti, per sua stessa ammissione, non è certo un esperto di politica economica, i suoi provvedimenti finanziari hanno sempre mancato di capacità di gestire le politiche di sviluppo, ma sicuramente non è uno stupido e se ha preso provvedimenti in ritardo, completamente inutili quanto gravosi, è sicuramente dovuto ai paletti messi da una parte da Berlusconi e dall'altra da Bossi. Se non poteva intervenire dove si doveva, come la tassa sugli immobili del tipo “ICI”, tassa sui grandi redditi, eliminare i privilegi, ben poco gli restava se non tagliare gli enti locali e alzare le tasse alle classi che non erano amiche del premier.

La sequenza di provvedimenti inutili ha scandito la fine dell'era Berlusconi e ha dato ragione a Fini per la rottura con questo sistema.

Alla fine sono stati proprio i mezzi più nuovi di comunicazione di massa, internet e i social network, a dare la forte spinta per la fine del regime di Berlusconi. Questi hanno reso misurabile l'insoddisfazione diffusa in tutta l'Italia e la gente, resasi conto di non essere sola, ha avuto la forza di ribellarsi.

Ecco così la festa spontanea in piazza del Quirinale, festa che è stata vissuta anche in altre piazze e anche nel privato e nei cuori della gente: si è arrivati alla “Liberazione” senza il bisogno di una Guerra.

Ancora una sottolineatura: il metodo di mercato delle vacche attuato da Berlusconi nel Parlamento sarà la forza del prossimo Governo, perché almeno un terzo dei parlamentari sa che, se dovesse cadere il governo, la via che resta sono le elezioni anticipate, cosa che assolutamente non è nei loro desideri.



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