REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VIII n° 1 GENNAIO 2012 - TERZA PAGINA |
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Secondo Paola Mola, tra i curatori della mostra forlivese, l’esperienza artistica di Wildt è diretta a restituire alla scultura “una sacralità e un’eloquenza nuove”. L’idea di sacralità è da porre in correlazione proprio con la scelta formale grazie alla quale lo scultore si distacca dai suoi modelli e dai contemporanei. Quando parla di Rembrandt, paragonandolo a Michelangelo e a Rodin, Simmel introduce l’opposizione tra i concetti di “forma” e quello di “vita”. La forma è fuori dal tempo, la vita immersa nel tempo. La forma è priva di forza, la vita coincide con la forza. Sulla stessa lunghezza d’onda si muove inizialmente anche il suo discepolo Lukàcs. Nel ritratto classico, l’artista estrae dalla vita un determinato fenomeno e gli dona un’esistenza propria, quell’esistenza che diventa espressione spirituale definitiva, connessa alla qualità del fenomeno corporeo. La vita produce una forma e poi la abbandona a se stessa. In Rembrandt la forma compare solo come “il momento di volta in volta presente della vita”: è il momento casuale con cui l’essenza dell’individuo, che è immerso nel divenire, si manifesta all’esterno. In Michelangelo invece le figure, malgrado la loro perfezione formale, subiscono una scossa interna che deriva dalla presenza della vita e del destino, che sembrano attraversarle. La forma individuale è solo “un recipiente o un simbolo” della vita dell’intera umanità. Proprio per questo le figure di Michelangelo sembrano mancare di libertà: “il destino e la vita, in quanto non appartengono unicamente a loro ma all’umanità in generale, le opprimono; vorrebbero difendersene e liberarsene, ma non possono, poiché in questo tuttavia consiste la loro essenza, l’essenza dell’umano – una contraddizione concettuale, certo, un’incomparabilità logica con cui però si esprime forse la tragicità inconciliabile di queste figure”. Questa è la ragione per cui in Michelangelo si ha l’impressione che l’individuo si dilati al di là della propria limitatezza.
Wildt anticipa Avatar e Guerre Stellari
Le sculture realizzate nel 1921 per Carmela ed Ezio Boschi sono uno stupefacente trasferimento moderno della Pietà Rondanini, ma la donna nella navetta a lato è anche l’antenata d’oro di Neytiri, modellata in 3D dagli effetti speciali di James Cameron. Si tratta di forme che nascono tutte dall’immaginazione di altri mondi poste più avanti e più vicino alle origini del nostro, così che in Wildt il medioevo gotico si salda misteriosamente a quel medioevo prossimo venturo che sentiamo imminente. Vedi la presentazione della mostra: WILDT. L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt Forlì, Musei San Domenico, dal 28 gennaio al 17 giugno 2012
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