REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VIII n° 8/9 AGOSTO / SETTEMBRE 2012 - EVENTI Mostra di pittura contemporanea |
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Ripensandoci ritengo che la cosa più importante di allora fosse il principio corale. C’erano giovani che stavano insieme e si stimavano, credevano nell’autonomia di una generazione, avevano la coscienza di una minoranza… Era Corrente contro corrente. Per esempio l’opposizione all’intervento in Spagna ebbe su di me uno stimolo enorme e il fatto che ci fosse qualcuno di gente comune che si opponesse all’ineluttabile, mi dava gioia e speranza. Io non pensavo neanche allora che tutto fosse oro colato, però ognuno di questi giovani avrebbe dato la camicia a chi non l’aveva e aveva veramente uno sprezzante disinteresse. C’erano da una parte per esempio i giovani pittori. Io per quelle tali ‘idee fisse’ (che allora erano Cézanne-Cubismo) non potevo essere insieme. Ciò non pertanto erano i soli pittori che stimavo, e di loro soprattutto Birolli e Cassinari. Non potevo condividere la loro inclinazione letteraria, il loro messianismo, Van Goghismo, cresciuto all’ombra di libri e non di quadri e soprattutto tinto di misticismo nordico mi dava un certo disagio. Ma i loro quadri erano pregni, scottanti, abbandonati”. Ennio Morlotti: “Corrente” contro corrente in Realismo, n. 2 (marzo-aprile) Milano, 1955
Badodi, Birolli, Bergolli, Cassinari, Chighine, Cherchi, Grosso, Guttuso, Lanaro, Mantica, Morlotti, Migneco, Sassu, Treccani, Valenti, Vedova, Afro e poi Ajmone e Kodra, hanno partecipato a una grande occasione, un preciso momento storico nel quale si imponeva una scelta.
La cifra di quel sodalizio si chiama “Corrente”. “Nonostante gli eventi funesti di quegli anni, le basi gettate all’interno di quel movimento costituiranno un ponte che li terrà insieme e consapevoli, benché la guerra o la vita stessa li costringano a un certo punto a separarsi.” Scriveva Treccani anni dopo: “Corrente fu di per sé un movimento contraddittorio e in esso confluirono fermenti diversi e anche contrastanti; entro la comune opposizione al fascismo vi erano tra di noi delle differenze, non soltanto di età e di temperamento, ma di propositi e di prospettiva e questo è significativo per quel che è accaduto negli anni successivi. In “Corrente” si possono distinguere due momenti abbastanza diversi e con caratteri e accentuazioni particolari. Il secondo movimento di “Corrente”, per esempio, al quale presi parte come pittore assieme a Cassinari, a Morlotti, a Vedova e a Guttuso (erano gli anni della “Bottega di Corrente” e della galleria al primo piano di Via Spiga) aveva della pittura una concezione morale e civile che si differenziava notevolmente dalle prime manifestazioni antinovecentiste che oggi si è soliti chiamare con il nome di Corrente”. (Da: Ernesto Treccani, Il movimento di Corrente, 1950)
Il testo in catalogo affronta le fasi fondamentali che hanno condotto i protagonisti della mostra dalla frequentazione dei corsi all’Accademia alla fondazione di Corrente; quindi dal Fronte Nuovo delle Arti a Dopo Guernica. Per arrivare a cogliere i cambianti e le nuove direzioni intraprese da ciascuno di loro all’inizio degli Anni Cinquanta. Il clima e il tempo che qui ci interessano vanno dalla seconda metà degli anni Trenta sino al periodo in cui, finito il secondo conflitto mondiale, il nostro Paese cominciava con fatica a rimettersi in piedi. Oggi, molti decenni dopo, questa mostra vuole ricordare non solo lo splendore del lavoro di dieci straordinarie persone e la grande apertura morale che lo sostenne, ma sottolineare come la forza delle idee non cessi mai di essere attuale.
Dall’inizio del decennio Aldo Carpi insegna Pittura all’Accademia di Brera, un fatto che avrà conseguenze dirompenti.
Anche un suo amico che spesso mi ha parlato di lui, Ennio Morlotti, scomparso vent’anni fa, possedeva quella medesima qualità di determinazione, di fierezza e di impegno. Ma Morlotti sviluppò un’altra strada, l’informale e una volta incamminata lungo i sentieri segreti della natura, la sua pittura è diventata studio chimico delle leggi che governano fisicamente l’accadere della vita.
Giuseppe Ajmone è il più giovane dei dieci ragazzi, ma è dotato di grande perspicacia e subito comprende la portata del qui e ora in cui gli è capitato di vivere. Quando conosce Morlotti, Cassinari e Guttuso diventano come fratelli. Con i primi due condividerà lo studio in Corso Garibaldi a partire dal 1944 e non solo quello. Per questioni d’età non attraversa il movimento di Corrente, ma ne sente il vigore e si immerge a ritroso in quella questione per capire il presente.
Lavora tra Picasso e Morandi, dal primo mutuando tavolozza e rigore spaziale, dall’altro la metafora dell’oggetto come presenza testimoniante l’essere. In mostra c’è un dipinto dell’anno dopo, Llanto por Ignacio Sànchez Mejias, che stabilisce una cesura con il recente passato. Le meste figure verticali contrastano l’orizzontalità del personaggio steso a terra, nell’aria grave aleggiano i versi di Garcia Lorca: Verrà l’autunno con conchiglie, uva di nebbia e monti aggruppati, ma nessuno vorrà guardare i tuoi occhi perché sei morto per sempre. Ajmone si confronta con i contenuti del manifesto Oltre Guernica di cui è uno dei firmatari. Il principio di realtà sotteso a qualunque gesto artistico deve possedere un carattere di forte eticità e intervenire sul presente. Le mostre continuano a vederli esporre tutti insieme e certi legami si rinsaldano, come quello con Alfredo Chighine e Aldo Bergolli, presenti in mostra con lavori importanti degli anni in cui hanno già scelto di abbandonare la figurazione per l’astrattismo.
Molto vicino al cromatismo dei chiaristi, il giovane Birolli dipinge su basi gessose e pallide. La sua visione del mondo cambia nel 1936, quando parte per Parigi. Lì ha l’appoggio di Lionello Venturi, con il quale nascerà un legame indissolubile. La ville lumière lo affascina e, come del resto i suoi compagni d’Accademia, tra mostre e musei il veronese scopre la forza di Van Gogh e la passione di Cézanne. Tornerà dalla Francia con una tavolozza espressionista e la pennellata postimpressionista piene di felicità inquieta. Birolli è il più incendiario dei nostri ragazzi contro, quello che rischia di più. Di nuovo a Milano, continua l’attività politica avversa al regime e nel 1937 finisce a San Vittore per due mesi. Il carcere non lo scoraggia e il suo lavoro piega nella direzione di una anti-monumentalità della pittura.
È solo nel 1942 che entra in contatto con alcuni degli esponenti di "Corrente", quando partecipa al IV Premio Bergamo, a Palazzo della Ragione. Bergamo diventa in tal senso il trait-d’union tra la Scuola Romana, della quale Afro fa parte, l’Accademia di Brera e Venezia. Questo ritorno in terra di Lombardia allaccia contatti e curiosità con Morlotti e Birolli. In un primo tempo le occasioni per lavorare insieme saranno rare e poi diventeranno, tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio del decennio successivo, sempre più fitte e coinvolgenti. Il loro vero incontro accade infatti mentre tutti e tre sono alle prese con il tracollo della forma.
Ragazzi contro: quando Brera sembrava Montparnasse Palazzo Vertemate Franchi, Cortinaccio - Prosto di Piuro, Chiavenna (SO) Inaugurazione: venerdì 7 settembre 2012, ore 17.30 Data di chiusura: 7 ottobre 2012 Orari di apertura: tutti i giorni 10.00 12.00 - 14.30 17.30 chiuso il mercoledì Catalogo: Bellati Editore, www.bellatieditore.com Con il patrocinio di: Città di Chiavenna Comune di Piuro Con il sostegno di: Bellati Editore Fondazione Credito Bergamasco Con il contributo di: Provincia di Sondrio Comunità Montana Valchiavenna BIM Adda In collaborazione con: Centro di Studi Storici Valchiavennaschi Pro Chiavenna Pasticceria Mastai Galleria Ponte Rosso Montrasio Arte
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