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Osservazioni volanti

Biennale di Venezia 2015: “OurProduct”, installazione di Pamela Rosenkranz al Padiglione della Svizzera

Pamela Rosenkranz ha tramutato il Padiglione svizzero in un organismo rivestito di una pelle di colore roseo-carnato, un corpo fluido, odorante, brillante, un essere che emette suoni e si muove

Di Eleonora & Cricio

Gli amici ci avevano raccomandato di vedere il Padiglione della Svizzera: “E’ lì subito a destra all'entrata, non perdetelo. Pensate al titolo e lasciate correre la mente” e così abbiamo fatto.

Uno stretto e quasi buio corridoio termina con una finestra su quello che “era” il padiglione della Svizzera, trasformato dalla Rosenkranz in una specie di grande piscina piena di un liquido rosa-marrone in continua agitazione. La sua superficie è percorsa da piccoli movimenti, come se ribollisse. Ci si aspetta da un momento all'altro che esca un mostro, invece, il lago rosa continua solamente ad avere zone che ribollono.

Proviamo a lasciar correre le idee. Ci mi sembra che il lago sia un depuratore di scarichi di fogna, non c'è odore, ma il colore grigiastro ben gli si addice. La fogna, collettore delle eiezioni e degli scarti della nostra umanità, che sia questa l'angoscia del mondo segnata nell'installazione da Pamela Rosenkranz?

No, la spiegazione è forse vicina alla nostra impressione, ma è ben più complessa. L'abbiamo trovata nella presentazione fatta all'inaugurazione. Leggiamo:

  • Il soggetto umano non è altro che una traccia fluida, un'associazione seriale generata da materiali di sintesi. Il pregiudizio antropocentrico e umanistico si trova così confrontato con la sua stessa obsolescenza: gli esseri umani non costituiscono né l'origine del pensiero né il suo vertice. In un'epoca caratterizzata dai rapidi cambiamenti tecnologici, dalla crisi ecologica e dall'influsso dominante delle scienze naturali, mettere in questione l'idea dell'uomo come misura di tutte le cose – e tornare davvero a domandarci che cosa significhi il nostro essere umani – è diventato un compito urgente e di attualità...

E più avanti:

  • Pamela Rosenkranz ha dunque tramutato il Padiglione svizzero in un organismo rivestito di una pelle di colore roseo-carnato, un corpo fluido, odorante, brillante, un essere che emette suoni e si muove. Partendo da un pigmento che in partenza era un prodotto specifico della migrazione, dell’esposizione solare, della nutrizione e di tanti altri fattori, l’artista lo ha sintetizzato in una formula a base di ingredienti sconosciuti.

Lo scopo è quello di “mettere in questione l'idea dell'uomo come misura di tutte le cose”. Questo “è diventato un compito urgente e di attualità.

Il messaggio penso che si possa così sintetizzare: l'uomo non è il padrone del mondo, né il mondo c'è per utilità o diletto dell'uomo.
A questo punto ci piace ritornare alla prima sensazione, anche se parziale ed incompleta. L'uomo deve smettere di essere arrogante e presuntuoso; l'uomo è quello che produce e lo possiamo ben capire vedendo un depuratore delle fogne.


Pubblichiamo una serie di articoli sulla 56° Biennale di Venezia; la pubblicazione proseguirà per tutto il mese di Agosto.
Per vederli tutti: Venezia Biennale 2015



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