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Visto per voi

A Bergamo per conoscere Malevič

Mostra al GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, dal 02 Ottobre 2015 al 17 Gennaio 2016

Di Eleonora & Cricio

Logo della mostra (particolare di “Testa di contadino”, 1928 circa)

Malevič non sapevamo chi fosse, quando passando sulla Riva dei Sette Martiri a Venezia siamo stati attratti da un tendone mimetico con strani tubi luccicanti sopra; all'interno c'era un’installazione d’artisti ucraini dedicata appunto a Malewič.

Siamo riusciti a decifrare i simboli ucraini contenuti, ma poco avevamo trovato sull'artista ucraino-russo e il tutto ci è rimasto nebuloso.

Quando abbiamo saputo della mostra a lui dedicata a Bergamo, ovviamente, ci siamno ripromessi di visitarla e così è stato fatto.


Ottima mostra!

Kazimir Malevic, Schizzo per affresco (autoritratto), 1907
olioe tempera a cersa su cartone cm 69,3x70

Attraverso la presentazione attenta del suo percorso artistico e la sua vita ho potuto così completare i “perché” che mi erano rimasti insoluti.

Vedendo le sue opere si comprende bene che Malevič è un artista di grande spessore, innovativo, quasi un filosofo, che ha avuto un’evoluzione da “esterno” alle principali correnti che hanno caratterizzato la fine del '800 e l'inizio del '900: ha elaborato il futurismo in modo diverso e se n’è staccato, ha proceduto in autonomia ed e arrivato al “Suprematismo”.


La mostra di Bergamo ci accompagna in questa evoluzione partendo dal confronto con il retroterra culturale di Malevič con il lavoro dei contemporanei.
    “...la natura ucraina. L'arte naif dei contadini che decoravano le khaty (le case rurali ucraine), i pyssanky (le uova colorate), al pari dell'icona, considerata come «la forma superiore dell'arte contadina..." (Jean-Claude Marcade, “La radicalità di Malevic nell'arte russa di sinistra”, Catalogo della mostra, Ed. Giunti)
Questo è il suo retroterra culturale e lo ritroviamo in tutto il suo percorso; le sue persone sono bidimensionali, come nelle icone.

Nella mostra possiamo osservare tutti i passaggi che Malevič ha avuto nell'elaborazione delle correnti artistiche a lui contemporanee e nelle scelte del suo essere artista. Troviamo così opere in cui si sente l'influenza di Monet, di cui Malevič fu un ammiratore, in altre sentiamo vivo il simbolismo e infine il cubofuturismo, termine inventato da Malevič stesso.

Kazimir Malevic Vacca e Violino, 1913, olio su tavola, cm 48,8x25,8

Vediamo il famoso “Vacca e violino”, contrapposizione apparentemente assurda tra due “cose” diverse che l'autore così spiega in una nota sul retro del dipinto:
 
    “Contrapposizione alogica di due forme - "violino e vacca" - come momento di lotta contro la logica, l'ordine naturale, il senso comune e il pregiudizio”
     
Il cubofuturismo lo avvince. Nella mostra di Bergamo troviamo qualcosa di esaltante: la ricostruzione fedele, sulla base dei disegni di Malevič, dei costumi della “Vittoria sul sole”, (opera di Matiusin con prologo di Chlebnikov su libretto di Krucenych).
Vedendo questi costumi si sente un’idea di uomini massicci, potenti e ben ancorati al suolo. Simboli che si ripetono nelle figure umane di Malevič, specie quando rappresenta i contadini.

È proprio con la “Vittoria sul sole” che appare per la prima volta il “quadrato nero” che diverrà poi il simbolo del Suprematismo e di Malevič stesso.

Kazimir Malevic,costumi della “Vittoria sul sole”


Prima che il Suprematismo prenda forma c'è un evento che segna tutta la Russia e in particolare Malevič: la rivoluzione di Ottobre. L'artista aderisce e partecipa attivamente alla rivoluzione, ma non aderisce al comunismo, restando sempre solo socialista; questo alla fine gli procurerà seri guai.

I tre quadri studiati da Malevič per la XIV biennale di Venezia,

La mostra prosegue presentando i passaggi verso il Suprematismo e una parte di una sala è dedicata al simbolo più elevato: i tre quadri studiati da Malevič per la XIV biennale di Venezia, con la documentazione relativa. I quadri non furono mai esposti.


In mostra troviamo anche produzioni di oggetti improbabili in ceramica e un interessante approccio all'architettura.

Se il “Quadrato Nero” è il simbolo primo del Suprematismo, il secondo è il “Cerchio nero”, ottenuto dalla rotazione del quadrato, che rimanda alla metafora dell'eclisse di sole. Infine la “Croce Nera” si presenta come una forma primaria universale, ma è impensabile che Malevič non vedesse in essa una allusione al simbolo cristiano.

 

Kazimir Malevic,Sportivi, 1930-31, olio su tela cm 142x164

Anche il Suprematismo si evolve e diventa Supranatrualismo e dopo il 1927 ritorna la figura umana, una figura bidimensionale, come le icone. Una pittura scarna, ma con colori vivaci e senza particolari, con una forte similitudine alle icone cristiane, mai dimenticate dall'artista. Interessante il confronto tra le opere di Malevič e quelle dei pittori russi del suo tempo, che si esprimevano nello stile dell'arte “di stato”, la stessa che ritroviamo in Italia gradita al Fascismo.

Nell'ultimo periodo Malevič ritorna a dipingere la figura umana con i particolari, in uno stile che ricorda i quadri cinquecenteschi.

Kazimir Malevic,Autoritratto, 1933, olio su tela, cm 73x66


Nella mostra ne troviamo quattro, interessante è l'autoritratto dell'artista. Nell'angolo in basso a destra vediamo come firma un quadrato nero.


Uscendo dall'ultima sala ci sono immagini relative alla sua morte e i calchi di viso e mano.

Il nostro artista non era gradito al potere, e “non gradito” è un eufemismo ovviamente.

Ha paura e così scrive:

    Nel caso di mia morte o d'imprigionamento definitivo, e nel caso in cui il depositario di questi scritti desi­derasse divulgarli, occorrerà studiarli a fondo, dopodiché pubblicarli in altra lingua; in effetti, poiché sono stato a suo tempo oggetto d'influssi rivoluzionari, vi si potrebbero trovare forti contraddizioni col mio modo di difendere l'arte d'oggi, vale a dire nel 1927. Queste disposizioni debbono essere considerate come le sole valide. K. Malevic, 30 maggio 1927. Berlino."
Malevič è chiaramente ucraino nella sua formazione culturale, ma è considerato russo perché tutta la sua attività si è svolta in Russia, che lui stesso ha considerato sua patria e per essa si è sacrificato, ma non ne è stato ricambiato, anzi è stato nascosto ai più.

 

Kazimir Malevic,Cavalleria rossa, 1932 circa, olio su tela, cm 91x140

L'unico suo quadro esposto è stato “Cavalleria Rossa”. Le sue opere, conservate nei magazzini dei musei, si sono potute vedere solo dopo l'avvento di Gorbaciov; ecco forse perché è poco conosciuto. Il suo Suprematismo è finito con la sua morte; forse questo è stato causato dalla strisciante emarginazione che ha subito dal regime.

Ecco la prima risposta alle domande che ci siamo posti dopo aver visto il “Bunker” di Venezia: Malevič, artista geniale ucraino, è stato distrutto dal potere russo in cui aveva inizialmente creduto; per questo può essere emblema dell'Ucraina di oggi.

 

La sfilata di manichini giganti con colori vivacissimi...

Li abbiamo ritrovati nelle figure umane di Malevič: dimensioni gigantesche, colori vivacissimi e il falcetto che ne indica chiaramente l'origine contadina.

I “contadini”, che hanno ispirato Malevič, oggi devono però portare maschere antigas, guanti antiacido!

Questa è l'Ucraina abbiamo visto in quell’installazione: un paese ucciso dal regime russo e crediamo di non sbagliarci.

 (vedi: Il “bunker” ucraino a Venezia, Blog del Magazine)




MALEVIČ
GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Via San Tomaso, 53 - 24121 Bergamo
CURATORI: Eugenia Petrova, Giacinto Di Pietrantonio

Dal 02 Ottobre 2015 al 17 Gennaio 2016

ORARI
da martedì a venerdì: 9:00-19:00
giovedì: 9:00 – 22:00
sabato e domenica 9:00 – 20:00
lunedì chiuso; aperto per le scuole (su prenotazione)

COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 12, ridotto € 10, scuole € 3

TELEFONO PER INFORMAZIONI:
+39 035 235345

mostramalevic@gamec.it
http://www.gamec.it
http://www.mostramalevic.it



Argomenti:   #arte ,        #arte contemporanea ,        #bergamo ,        #malevič ,        #mostra ,        #russia ,        #ucraina



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