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L’opinione

Biennale 2017 – Arte Viva o morte dell’arte?



Leonor Antunes, …then we raised the terrain so that I could see out, 2017, installazione site-specific. Arsenale - Padiglione delle Tradizioni.

Il titolo “VIVA ARTE VIVA” è provocatorio e stimola la domanda se l’arte oggi è ancora viva o è diventata un’occasione di affari, spinta solo dagli interessi finanziari di investitori che si sono specializzati a soddisfare le esigenze di ricchi, desiderosi di oggetti in grado di mostrare il loro status simbol.

Entrando all’Arsenale si è subito colti da filmati e questo mi lascia molto perplesso. Cosa vuol dire questa fortissima, quasi esasperante, contaminazione? Non c’è la biennale cinema per questo? Perché sono qui in massa?

Il film è si arte, ma ben diversa per tecnica, mezzo e modo di interagire con chi guarda, da quella che io continuo a chiamare arte figurativa. È un’altra cosa, che male si accompagna a quella fatta da immagini reali, siano esse forme tridimensionali (scultura o installazioni) o immagini bidimensionali come disegno, pittura e fotografia, ecc.

Gli stand sono preparati bene, sicuramente un lavoro molto professionale, ma pochi emozionano e stimolano ad approfondire quello che vedi, spesso sono “Iper-realismo incellophanato, vacuo estetismo, provocazione fine a se stessa” come dice Simona Maggiorelli in “Attacco all’arte”. Questo non dà stimoli a pensare, ma solo ti appaga l’occhio o ti genera repulsione.

 

Shaver Nacy, Arsenale - Padiglione dei Colori

Oggi noto che gli appassionati dell’Arte vengono indicati come “spettatori”; questo, a mio avviso, indica chiaramente che l’arte è intesa come spettacolo, ma per me questo che vedo non è uno spettacolo interessante.
A questo, ottenuto con oggetti esposti o con filmati, preferisco quello che realizzano attori, musicisti o danzatori.

L’Arsenale scorre tra cose esposte con sapienza, ma che non ti dicono nulla, cose vuote e qualche cosa che emoziona, ma il peggio ci aspetta ai Giardini.
Qui si salva poco: qualche fantasia sui libri, rari padiglioni nazionali che non siano improntati sul vuoto intellettuale rappresentato da iperconcettualità assente di tutto.
 

Hassan Sharif,,Hassan Sharif Studio (Supermarket),1990/2016.- Giardini

Ai Giardini ho trovato perfino un giochino sulla ricostruzione dell’immagine da parte del nostro cervello, giochino già visto a “Click e la luce fu” di Bergamo Scienza 2016 presentato dai ragazzi di un liceo: lode a loro e demerito a un presunto artista importante internazionale e ad un curatore disattento e probabilmente pagato troppo.

Resta da consolarsi con gli “Esterni”, che appaiono più interessanti, forse perché ogni presentazione è più omogenea e quindi permette una selezione preventiva accurata.

Questa Biennale mi ripropone una domanda indecente e impresentabile: cosa è arte? Domanda che non si deve porre perché non può esserci risposta; ma come si fa a dire allora vedendo le opere presentate: “VIVA ARTE VIVA?”.
Se questa è Arte è certamente viva perché fa Soldi e quindi È(v)viva!



Argomenti:   #arte ,        #arte contemporanea ,        #biennale ,        #venezia ,        #venezia biennale 2017

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