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 Anno III n° 5 MAGGIO 2007    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Ai margini del fatto di cronaca nera
Bambini tra fantasia e realtà
La fantasia per i bambini è una realtà necessaria; troppo spesso ce ne dimentichiamo
Di Natascia Zanon


Dal recente fatto di cronaca della scuola materna "Olga Rovere" di Roma sono stati arrestati 6 persone tra maestre e non con l’accusa di aver abusato di 15 bambini. Tutto la vicenda è stata portata alla luce tramite delle testimonianze di una bambina e in seguito da parte anche di altri minori durante dei colloqui con psicologici e genitori.

Per ora prove attendibili non sono state trovate. Come nostra abitudine non entriamo nel merito di questo caso così delicato e lasciamo il dovere di indagare a chi di competenza visto che troppi mezzi di comunicazione hanno ricamato sopra questo vicenda fitte trame dal colore decisamente noir degne di un triller mozzafiato. Ciò che però attira la nostra attenzione sta proprio nel fatto che tutta la vicenda si basa sulle testimonianze di bambini che hanno un’età tra i tre 3 e i 5 anni.

Questa età è un'età molto delicata in cui la “fantasia” ha un ruolo vitale nel bambino. Per questo motivo esiste proprio una branca della psicologia infantile che si occupa ormai da un secolo dell’importanza della testimonianze di minori ed in particolare nei casi di abuso sessuale e cerca risolvere i dubbi che investono l’affidabilità e attendibilità di tale dichiarazione, ma crediamo sia importante parlare in generale del rapporto tra “realtà e fabulazione” per meglio comprendere i bambini che ci circondano e non pensare che siano degli adulti in miniatura. Il loro modo è diverso dal nostro e forse più bello, ma ha bisogno di attenzione per non rovinarlo e distruggere la loro futura personalità.

E’ fondamentale capire in primo luogo l’importanza dell’età del minore che racconta, di come la sua mente percepisce la realtà circostante e cosa realmente riesce a comprendere degli input che li arrivano dall’esterno. Molto spesso i genitori si dimenticano nella quotidianità di dover inter-agire con bambini che per quanto intelligenti e perspicaci siano, non possono ragionare e pensare come un adulto.

La fascia d’età tra i 3 ed i 5 anni è molto complessa ed interessante per il tipo di sviluppo emotivo-cognitivo che il bambino sviluppa in questa fase della proprio vita. Il bambino in quest’età a livello cognitivo, secondo Piaget, sviluppa un pensiero operatorio irreversibile, diviene capace di ricostruire mentalmente determinate cause in presenza dei loro soli effetti e sa anticipare mentalmente gli effetti di oggetti presenti da lui conosciuti. A livello motorio ha una conquista fondamentale, la coordinazione: inizia ad avere un buon controllo posturale, sviluppa una particolare coordinazione oculo-manuale ed una organizzazione percettiva e del linguaggio. A livello affettivo il bambino si distacca dalla madre, figura sino ad allora vitale, ed intorno ai 3 anni inizia ad avere le prime interazioni con i propri coetanei. Quindi possiamo capire quanto questa età sia importante e delicata per il bambino, ma ancora dobbiamo approfondire “come” il bambino vede e percepisce la realtà.

In questo periodo di vita del bambino diventa predominante in modo incontrastato la fantasia ed i giochi d’immaginazione. Questo implica da una parte sempre più un uso delle attività senso-motorie e dall’altro le fanno superare, attraverso la fantasia e forma d’immaginazione che sono la base per la costruzione delle rappresentazioni mentali per la formazione delle idee personali.

Infatti il bambino ha la necessità di inventare una propria “realtà fantastica” per poterla dominare secondo i propri desideri. La “realtà fantastica” ed il “pensiero immaginativo” sono i mezzi che usa il bambino di rispondere ai primi interrogativi circa la realtà ed il mondo esterno e attraverso questi elabora ciò che sa, sente e intuisce.
Dobbiamo renderci conto che per il bambino in quest’età è difficile scindere e capire qual è la “realtà solamente esterna”, perché quella che vive è il fondersi e con-fondersi tra la realtà ed il suo mondo, formato da produzioni immaginarie per cercare di conoscere e dominare proprio il mondo che lo circonda.

L’adulto non sa o dimentica che il bambino utilizza questo meccanismo per conoscere e cercare di capire, che ha una propria capacità interpretativa e cognitiva differente da quella dell’età adulta. La capacità mnemonica è molto diversa dall’adulto e impone di “ricordare” in modalità differente. Il ricordo è più malleabile e si può facilmente trasformare nel bambino attraverso eventi o domande suggestive fatte da adulti o dalla sua fantasia stessa.

Ricerche scientifiche hanno messo in evidenza che quanto un bambino ha costruito “un falso ricordo” fornito di precisi particolari e ne ha confermato l’esistenza a se stesso, è molto difficile convincerlo che quella realtà non è vera, proprio perché è un suo meccanismo cognitivo “farsi aiutare” dalla fantasia per conoscere la realtà e per lui quel falso ricordo “È” realtà.

Quando INTER-AGIAMO con un bambino dobbiamo sempre avere presente quindi che non è un “adulto-in-miniatura”, ma ha, a seconda dell’età, un proprio modo di percepire e vedere la realtà che lo circonda... più fantasioso e colorato del nostro.



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