Sposa al mare
Un carico di balconi bianchi opulenti deposti su petali di rosa
sorride dai palazzi serrati fitti di prolungamenti astratti
pressati dal mare
arretrano di secoli avanzati d'acque fluttuanti allo scoperto.
Onde a onde.Onde.Onde.
Sconfitte, sul Canal Grande.
Gelida si fa la culla preziosa perchè nessuno sfiori la sposa.
Nel gesto dei rintocchi folleggianti, dal campanile snello
l'angelo - spiegate l'ali finte- si discende.
Soffocata da pizzi di nebbia la cupola del Redentore
-mongolfiera sgonfia- geme nella grande piazza
circondata dai lampioni che emettono dorate luci
di circostanza.
Un finale di cuori salmastri scricchiola
la lontananza, nei recessi d'aria spalancati alla penombra
perchè nessuno tocchi quella sposa bianca
anche se il carnevale di colori intatti si danza.
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Meretrice astratta
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Meretrice astratta
Guardi la vita dalla rete
in cui sei stata pescata
prigioniera
chiusa
un vento mielato
ti ha solo sfiorato
pensavi l’amore danza sacra
svolta e imbellettata sui veli di un’aurora
che subito si è dileguata
ancora e ancora
ogni abbraccio che ti tocca
non ti sfiora la bocca
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Avverto luci distratte di nebbia
Avverto luci distratte in uncinarmi gli occhi
minuetto delle nebbie sopra il piatto vetroso dell'onde
a circuirmi in rallentata movenza sguincia.
Si sorge dal funebre scafo scuro Venezia-Dama,
candore scisso di giglio attraversato il baratro
in calli di rimpianto sciorina il suo velo a curiose stelle
e langue dove il suo silenzio si sbatte.
Scarabocchi di vita pulsante si abitano alle finestre,
asciutte dai putridi venti della laguna
Venezia piange
il suo disciogliersi è lento fra gli urli e i canti...
che farò,ora io fra questi campi e campielli?
Mi ucciderò.
D'amore. Di colori. D'istanti.
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Le fotografie sono di Fabio Sguazzin
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